Dati Tecnici:
altezza 35 cm
larghezza 10,7 cm
lunghezza 31 cm

Fascia cronologica di riferimento: sconosciuta

Stato di conservazione: discreto

n° 406, inventario 1991, costo stimato £ 14.590
Ma03, codice catalogo interno

Il dispositivo è costituito da due nuclei di ferro avvolti da due bobine di filo conduttore e collegati, tramite un apposito sostegno di ottone, ad una struttura di legno. Tra le bobine è posta una lastra orizzontale di ferro. Collegando lo strumento ad un generatore, all’interno delle bobine si genera un campo magnetico dovuto al passaggio di corrente, continua o alternata, e la sottile lastra in ferro è attratta dalle bobine. Ciò rende lo strumento un’elettrocalamita, ossia un magnete temporaneo perché, al contrario di una calamita, perde quasi istantaneamente le proprietà magnetiche quando viene interrotto il flusso di corrente. Alla lastra è ancorato un piattino da bilancia sul quale può essere posto un pesetto, di massa variabile, per dimostrare che la forza magnetica è tale da contrastare la forza peso, impedendo alla sbarretta di staccarsi dalle bobine. L’intensità del campo magnetico generato è proporzionale sia al numero di spire che costituiscono le bobine che alla corrente circolante, mentre la forza magnetica è inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra le parti, per questo l’elettromagnete è efficace solo a breve distanza. La scoperta del principio fisico su cui si basa il funzionamento dell’elettrocalamita è dovuta al fisico francese Ampère, mentre la prima elettrocalamita fu messa a punto da Sturgeon, nel 1825, che sfruttò le scoperte di Oersted sulla relazione tra corrente e magnetismo.  Gli elettromagneti consentono di realizzare campi magnetici molto intensi utili in campo industriale, per esempio, con la funzione di ganasce per sollevare grandi masse.  


Marica Milella